trend marketing digitale 2015

8 trend di Marketing Digitale per il 2015

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Fine anno sarà anche tempo di bilanci, ma ancor più è un momento di riflessione su ciò che ci aspetta. L’anno nuovo porta sempre qualche novità, ecco che come ogni anno in questo periodo è un fiorire di articoli su trend e previsioni.

Non voglio essere da meno e, molto umilmente, provo a raccogliere un po’ di spunti riguardanti il marketing digitale nel 2015, raccolti online da fonti autorevoli e mixati con ciò che ho visto in questo 2014 nel mio lavoro ma anche nella ricerca portata avanti sul blog.

Se dovessi riassumere tutti questi trend di web marketing 2015, direi…

Visibilità ad ogni costo

Ecco 8 trend di marketing online per il 2015.

1

Cross-canalità

Che si origina dall’esistente ed evidente multicanalità. Ok, questa è facile. Esempio:

L’esperienza di un utente inizia su una newsletter e prosegue sul sito visualizzato da smartphone; l’articolo (magari un prodotto di un e-commerce) è di interesse e viene salvato per un’osservazione successiva, serale ed attenta davanti al pc. Il prodotto convince, eppure… meglio andare a vederlo in negozio per poi trovare il prezzo migliore online.

Cross-canalità è quasi un unico “atto comunicativo” spezzettato in tanti canali, in diversi momenti, con tanti motivi differenti a seconda della fase in cui l’utente si trova.

> Storytelling si, personas no

Una delle lezioni del Codemotion 2014 di Milano, chiusosi pochi giorni fa, va in questa direzione (non ci sono stato ma ho parlato con la gente – si è tanto demodé – ma ho letto anche tanti tweet che mi fa tornare digital 2.0). In pratica, si sottolinea come sia necessario progettare esperienze online fluide, che partano sempre dal presupposto che gli utenti cominciano un’azione su un dispositivo e la terminano in un altro.

L’esperienza deve essere continua e sempre ugualmente densa: la storia, il contenuto e il suo livello costante di fruizione devono essere il fil rouge di questo momento, non le cosiddette personas o profili utente.

Parole chiave: Cross-canalità e User Experience.

[Ringrazio soprattutto Laura Bortoloni e Ciro Mattia Gonano per gli spunti].

> Ipse Dixit – Brian Solis

Questa cosa della cross-canalità – o se preferite multicanalità, anche se mi sembrano un po’ diversi come concetti – è ripresa anche da un boss come Brian Solis.

Lui dice, in sintesi, che gli piacerebbe molto che il 2015 porti con se’ strategie digitali multicanale ma che non succederà. Però è convinto del fatto che ci sarà sempre più sforzo per imparare a collaborare (tra diversi gruppi, tra diverse professionalità) nel tentativo di riprodurre un’unica esperienza al consumatore attraverso molteplici canali. Articolo originale di Brian Solis qui: http://www.briansolis.com/2014/11/1-short-important-prediction-marketing-2015/

2

La sfida nel settore Video e la sua evoluzione

Non è un mistero il fatto che Facebook stia puntando forte sui video, contro il big player YouTube. Provate a pubblicare un link di YouTube su Facebook, che succede? Avrà con buona probabilità una visibilità ridicola. Se invece caricate il video effettivamente su Facebook, la visibilità del post video schizzerà in alto (portata almeno 20 volte superiore, di media).

Se a questo interesse dei grandi del web si associa una sempre maggiore disponibilità di banda larga per qualunque dispositivo mobile, è lecito pensare che anche le modalità creative e di interazione con i video si arricchiranno sempre più, con video esperienziali (con sviluppo di storie da poter scegliere), video 3D, video collegati alla possibilità di acquistare gli oggetti presentati e chissà cos’altro.

3

Le persone come Hub di comunicazione e promozione

Non solo native advertising, non solo blog: penso a qualunque persona che grazie al digitale ha accesso al mondo e può ottenere un EFFETTO DIROMPENTE: basta avere uno smartphone e il gioco è fatto.

Si pensi a piattaforme come YouReporter, in cui ogni persona può avere il suo spicchio di celebrità con i propri contenuti che, sgraziati, senza una forma degna e rubati alla realtà quotidiana, vengono ripresi dai giornali (online) che devono giocare alle regole imposte dai Social Media (= intrattenimento ad ogni costo) per fare volumi e sopravvivere con le pubblicità.

Ma senza scomodarsi, basta guardare Facebook: la notizia che vi appare nello stream, la foto divertente o il video curioso sono originariamente pubblicati da utenti che hanno compreso – consciamente o meno – le regole dei Social e si impongono, acquistano like e condivisioni a pioggia diventando quasi “broadcaster”.

A tal proposito, notizia recente riguardante Facebook, sempre puntuale sui trend: dopo Facebook Newswire nasce anche Facebook Techwire. Sono entrambe delle risorse gratuite espressamente dedicate ai giornalisti che vogliono scoprire nuove notizie che emergono su Facebook da organizzazioni, influencer o semplici individui.

MORALE – Le persone hanno sempre più possibilità di diventare fonti di informazione o intrattenimento con largo seguito, meglio se in forme organizzate (blog, siti, canali social); d’altra parte il marketing, i brand, vogliono e possono arrivare a questi individui, ai blog, agli influencer, in quanto portatori naturali di una forte credibilità e specificità su determinati target. Credibilità, numeri e specificità che la carta stampata non riesce più ad avere in esclusiva.

4

Aggressività e sfrontatezza in cambio di visibilità

Il rumore online è sempre più forte e diventa sempre più difficile vincere in uno scenario così competitivo, sia nel b2b che nel b2c. Vale ormai anche su Facebook e su tutti i Social Media: se non si sta alle regole imposte dai nuovi media si perde in visibilità. Ecco che quotidiani online autorevoli si gettano a pesce su intrattenimento, gossip, eros, polemiche e titoli fuorvianti per fare numeri (ma succedeva e succede anche sulla carta stampata).

I contenuti si fanno aggressivi, sfrontati, pronti a suscitare dibattito e “flame”: non c’è spazio per i morbidi né per posizioni “democristiane”. Anzi, più i contenuti e le tesi espresse sono controverse, meglio è.

L’importante è che se ne parli

moncler_hashtag
http://www.mysocialweb.it/2014/11/03/moncler/

E’ una regola vecchia, altro che 2015. Se vi ricordate Moncler e quell’ondata di sdegno suscitata dal servizio di Report…

Ecco, in tal caso se ne parlò eccome, ma malissimo.

Il grafico proposto da Riccardo Esposito di MySocialWeb mi sembra chiaro: il sentiment sui Social Media già dopo poche ore era per lo più positivo o neutrale.

I consumatori hanno la memoria cortissima.

 

5

Contenuti, sempre loro

Nulla di nuovo, solo riconferme: i contenuti di qualità sono una conditio sine qua non per poter sviluppare azioni di marketing digitale che possano avere successo.

E’ un requisito minimo per i motori di ricerca, per i Social Media (per i quali, però, valgono anche altri aspetti) e certamente per gli utenti.

6

Saper creare storie e riuscire a condividerle diffusamente

Ricollegandoci con ciò che è emerso al Codemotion 2014 milanese e nel punto precedente, nei contenuti prodotti devono svilupparsi storie che riescano ad intrattenere, indignare, divertire e illuminare gli utenti / clienti. Se stimoleranno emozioni, allora si svilupperà dibattito e condivisioni… e dunque, visibilità.

Inoltre, la scarsità di tempo e la fruizione sempre più rapida – mobile – di contenuti, dona grande successo anche a tutto ciò che è raccontato, riassunto e rappresentato in maniera visuale: una riconferma per la cosiddetta data visualization.

7

Mobile Payment

Gli sforzi delle grandi istituzioni del web vanno in questa direzione, basandosi su dati sempre più interessanti come il seguente:

Un dato rilanciato direttamente da Google, soprattutto, fa impressione:

> Durante il black friday di pochi giorni fa, circa il 50% della fascia di utenti con età 25 – 34 ha usato il proprio smartphone per fare acquisti online anziché andare in negozio.

In questo articolo di Panorama, sezione Tech & Social, si segnala che:

Forrester Research, in uno studio del 2013, ha previsto che il giro d’affari complessivo tramite pagamenti mobile negli Stati Uniti dovrebbe raggiungere 90 miliardi di dollari nel 2017, mentre erano 12,8 miliardi nel 2012. La competizione per aggiudicarsi una fetta della torta è accesa: a quanto pare sono 1475 le start up che operano nel settore dei pagamenti digitali, senza contare il lancio di Apple Pay, del recentissimo Snapcash e l’intenzione di Facebook di unirsi al gruppo.

A questi numeri, si aggiungono casi sempre nuovi come Venmo, fondato nel 2009 e dopo soli tre anni acquistato per 26 ML di dollari, che si concentrano su sempre nuove nicchie, in questo caso i “micropagamenti” peer-to-peer tra amici.

8

Il Programmatic Advertising / Buying

Nato già da qualche tempo, il “Programmatic Advertising” (o buying) consente una sorta di scambio in tempo reale degli spazi pubblicitari. l’Ad-exchange “funziona come la borsa, solo che si scambiano impression di utenti”. I numeri dicono che dal 2015 al 2017 il balzo sul tema sarà notevole…

programmatic ads
Fonte: http://www.latraducopy.it/programmatic-advertising-cosa-e/

 

Cosa ne pensate? In quale direzione stiamo andando, online?

Un’altro riferimento oltre a quelli citati nel post: http://www.socialmediatoday.com/content/top-6-disruptive-marketing-trends-2015-0 – 
photo credit: Chris Yarzab via photopin cc


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