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Le persone come chiave per attivare il potenziale innovativo in azienda

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Uno degli argomenti più trendy e al tempo stesso difficili da maneggiare, oggi, sono i Big Data (e l’innovazione di cui si fanno custodi). I famigerati Big Data sembrano un “affare di pochi”, perché la gestione di grandi moli di dati è un campo per i data scientist, persone che sono abituate a lavorare con database di grandi dimensioni, capaci di estrapolare valore per il business.

Ne ho incontrato uno recentemente, per lavoro: capelli arruffati, barba lunga, viso scavato, corpo magro, occhiali (immancabili) accompagnavano una passione e un talento straordinario nel rendere semplice ciò che semplice non è.

Il grande valore del suo lavoro mi appariva chiaro immediatamente: era riuscito, con il suo lavoro, a parlare la stessa lingua della direzione IT e della direzione Marketing, appassionandoli e facendoli lavorare insieme. Inutile dire che i risultati – in termini di forte impatto sul business – non si sono fatti attendere.

Una clamorosa incomprensione, secondo me, sta proprio nell’incapacità a livello manageriale di discernere risorse umane e potenzialità di questa tematica affascinante: c’è chi sa maneggiare i dati (persone con background tecnico che usano strumenti particolari) e chi invece deve lanciare il focus sui dati a livello strategico – che è una responsabilità grossa da cui oggi non si può davvero più fuggire – perché è da quella massa informe e spaventosa di numeri che si nascondono le scelte strategiche vincenti di domani.

In sostanza: non bisogna scoraggiarsi di fronte a questa tematica in apparenza appannaggio di pochi big player, per il semplice fatto che sul mercato si trovano diverse soluzioni che rendono questo tesoro alla portata di tutti, anche di piccole e medie aziende. Bisogna però avere il coraggio e la voglia di investire.

Come avvicinarsi ai Big Data?

Questa riflessione nasce sia dalla mia esperienza personale che dalla lettura di itasascom, rivista periodica curata da SAS, il cui compito (riuscito) è quello di raccontare con linguaggio non tecnico il grande potenziale innovativo dei Big Data.

Nell’ultimo numero che ho avuto il piacere di leggere (la cui versione digitale si può scaricare gratuitamente qui) si leggono storie affascinanti, prima di tutto.

Dall’enorme impatto dell’intelligenza artificiale sulla vita delle persone e delle aziende all’incremento di efficenza nel settore energia green, passando per l’incredibile storia di vita dell’artista acromatopsico Neil Harbisson che si definisce un “cyborg”. Neil riesce a sentire i colori tradotti in suoni da un occhio bionico installato sopra la sua testa.

Proprio Niel Harbisson, che potenzialmente non ha conoscenze sul mondo del business essendo un artista, se ne esce con una frase perfetta, che coglie perfettamente il mondo dei Big Data, dell’innovazione, dello sviluppo che dovrebbe inseguire un’impresa moderna:

La verità è che la tecnologia si evolve più velocemente rispetto alla capacità umana di
digerire il cambiamento. Ritengo sia necessario fare cultura, educare e preparare l’individuo a vivere la trasformazione

Anche per questo motivo, una rivista che fa cultura come itasascom è manna dal cielo, così come sono preziose le iniziative a livello formativo, centrate sulle “persone”, come chiave di volta per attivare il potenziale immenso della tecnologia.

Mi fermo qui, non voglio rovinare la lettura di altri articoli presenti nella rivista.

Scarica gratuitamente itasascom nella sua versione digitale

Buona lettura!

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