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Anonymous Social Media: il lato contro-Social della natura umana

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Al marketing personale, al successo online, alla popolarità che chiunque con impegno, costanza e qualche competenza può raggiungere, si contrappone un lato contro-social della natura umana con l’affermarsi di Social Media “privati”, in cui potersi esprimere anche senza filtri avendo la garanzia dell’anonimato, o con condivisioni mirate attraverso i cosiddetti “Dark Social”: non si tratta quest’ultimo di un fenomeno nuovo, dato che anche solo un invio di un link tramite e-mail (o per essere più moderni via Whatsapp) rappresenta una tipologia di condivisione non pubblica e mirata che rientra in questa misteriosa categoria.

Qualche numero ripreso da Tagliaerbe e ricavato da RadiumOne:

> il 32% delle persone che condivide contenuti online, lo fa solo tramite Dark Social

> il 69% di tutte le attività di condivisione avviene tramite Dark Social, contro il 23% di Facebook

> il 36% delle condivisioni tramite Dark Social avviene via dispositivi mobili

Dark Social e Anonymous Social Media portano con se’ numeri di tutto rispetto: si capisce, dunque, come stia prendendo piede con forza una specie di contro-movimento Social che dice no alla popolarità, alla visibilità a tutti costi e al marketing personale per fare spazio a una condivisione più privata, che procede per cerchie ristrette e riservate o che comunica contenuti a tanti destinatari indefiniti, ma celando il mittente.

Di Dark Social si è tanto parlato, ma cosa sono gli Anonymous Social Media? Si tratta di Social Network in cui gli utenti non hanno un profilo pubblico ma possono postare flussi di contenuti senza “una paternità” dichiarata e, chiaramente, vedere i contenuti di altri utenti anonimi.

Da una ricerca di We Are Social che potete trovare qui, ci sono 3 grandi Social “anonimi” che possono contare su un certo, crescente, successo:

1. Whisper

https://whisper.sh/

In Whisper l’utente ha un proprio profilo. Per pubblicare contenuti, può scegliere una frase a cui poi associare una foto suggerita da Whisper stesso. Argomenti più inflazionati: momenti imbarazzanti, domande curiose e confessioni. Gli altri utenti possono vedere da dove è stato prodotto il contenuto (geolocalizzazione sempre attiva) e possono rispondere con un contenuto dello stesso formato o dare una specie di like al contenuto.

2. Yik Yak

http://www.yikyakapp.com/

In questo Social, invece, gli utenti non hanno un profilo: si trova un flusso di contenuti (testuali) a cui gli utenti possono mettere un mi piace o un non mi piace. Essenziale ed integralista!

3. Secret

Ci sarebbe anche Secret, che però sta chiudendo. Molto simile a Yik Yak ma con la possibilità di inserire anche immagini e di chattare. Gli utenti possono vedere i segreti delle persone che hanno in rubrica, se forniscono il loro numero di cellulare.

Pensandoci, il Target sembra essere quasi adolescenziale, anche se al momento non ci sono dati certi su chi usa questi strani Social Network.

Esempi dai brand

Quello che mi interessa personalmente, alla fine, è: questi canali possono essere interessanti per i brand? La risposta è si… esistono infatti già diversi casi di studio, con brand importanti che hanno deciso di sfruttare i numeri importanti di questi canali Social.

Whisper has 3.5 billion page-views a month
Yik Yak has been in the Top 10 social app download chart for months
Secret claims to have ‘millions of monthly active users’ but doesn’t reveal any exact figures

Fonte: We Are Social.

Un paio di casi interessanti svelano come il target di questi Social sia prevalentemente adolescenziale, quindi niente millennials ma i giovani consumatori di oggi e di domani.

Being where your audience are

Paramount su Whisper

La Paramount ha usato Whisper per promuovere il nuovo film “Men, Women & Children”, basato sui temi di tecnologia e relazioni. Venivano pubblicate foto e frasi che interrogavano gli utenti su relazioni, stati d’animo e rapporto con la tecnologia. Alto engagement.

MTV Virgin Territory

Ben 10.000 post “user generated content”, cioè generati dagli utenti su stimolo di MTV, il cui obiettivo era la promozione del programma “Virgin Territory”. Temi affrontati dagli utenti: la “prima volta” a letto e le relazioni tra pari.

In sostanza, nei casi analizzati (e in altri) i brand cavalcano prima e sovvertono poi l’anonimato di questi Social Network.

Come i brand possono sfruttare gli Anonymous Social Network?

I vantaggi per i brand nel tentare piccole campagne in questi scenari inesplorati ci sono tutti, anche se si tratta ancora di spazi virtuali di nicchia, ma con notevoli potenzialità e utilizzati da un target sfuggente come pochi… I vantaggi che ho individuato sono:

  • innescare viralità e curiosità;
  • colpire target spesso molto giovani;
  • fare ascolto della rete (l’anonimato rende gli utenti liberi nelle critiche, senza paura di fare osservazioni) o ricerche di mercato qualitative;
  • esplorare “nuovi territori digitali” e mostrarsi come innovatori;
  • condividere promozioni (esempio: “hey ragazzi, vi regalo questo sconto del 20% su www… non ditelo a nessuno!”)

La vera questione sugli Anonymous Social Media però è: diventeranno un fenomeno di massa o si riveleranno solo una moda passeggera?


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2 Commenti

  1. Ciao Luca, è molto interessante che, mentre sembra che tutto debba essere condiviso per avere riconoscimento e valore, si sia diffondendo una tendenza contraria che sfrutta – però – la stessa tecnologia alla quale si oppone…

    1. Ciao Silvia, verissimo: alla fine i Social Media hanno una flessibilità e una capacità di mutamento tale che le persone riescono a sfruttarli nelle modalità più contraddittorie…

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