Questo sito utilizza i Cookie ma rispettiamo la tua privacy. Puoi accettarli, rifiutarli o esprimere le tue preferenze di seguito. Le tue impostazioni saranno salvate per un anno. I Cookie statistici sono già attivi perché i relativi dati sono configurati in maniera anonima e aggregata (nelle preferenze trovi maggiori dettagli). Se vuoi, leggi l'
Informativa estesa
L’ecosistema dei Social Network, oggettivamente, si è inaridito: fino a 5 anni fa, la strategia di comunicazione spaziava lungo svariati canali come Foursquare, Pinterest, Twitter, Google Plus.
Oggi, nella grande maggioranza dei casi, ci si concentra su Facebook. A volte si aggiunge Instagram, a volte LinkedIn (con apertura di una pagina aziendale da riempire di contenuti che nessuno leggerà mai), in sempre minori casi Twitter o Pinterest se si parla di moda o casa.
La rinnovata forza dei canali “più mainstream”, unita agli algoritmi che sotterrano i contenuti che pubblichi sui profili aziendali e a budget spesso risicati, comporta un impoverimento delle strategie di Social Media Marketing e di Comunicazione in senso più ampio.
Tante pagine fan su Facebook pubblicano contenuti simili, spesso effimeri, racimolando pochissima attenzione e versando quote sempre maggiori dei budget in Facebook Ads. E sulle aree news o blog, che aria tira? Il Content Marketing non sta tanto meglio. A tal proposito, è significativo quanto scrive un contatto su Facebook, il blogger Francesco Ambrosino:
Le reazioni al post sono interessanti, soprattutto una relativa al newsjacking di Gianluca Deidda, che potrebbe riassumere tutti i punti espressi da Francesco. Gianluca rilancia chiedendo:
Dove inizia e finisce il newsjacking?
(a meno che non inventi da solo nel garage la fusione fredda e poi ne scrivi)
Per la serie: qualunque tipo di contenuto rischia di non essere così originale, salvo appunto che non inventi da solo la fusione fredda e poi ne scrivi.
A quel punto, su un blog (aziendale o meno) – ma anche sui Social Network – pubblica ciò che ti può condurre il più vicino possibile ai tuoi obiettivi: quindi un contenuto che risponda ai bisogni informativi di un utente, anche a costo di riprenderlo da diverse angolazioni (punto 1); che aggiorni gli utenti sulle novità di settore (punto 3); che dia consigli il più possibile pratici (punto 4).
Ovvio, deve essere un contenuto utile, ben dettagliato e approfondito e, quindi, anche piuttosto lungo se parliamo di un post per un blog, per poter andare incontro ai gusti dei robot di Google & Co.
Meglio ancora se si tratta di un contenuto che parte dalle esperienze personali o dai propri modus operandi (sui propri prodotti o servizi, o sulle persone che formano un’azienda o un qualunque collettivo): sarebbe un contenuto sicuramente più originale e personale, ma non sempre possibile.
Traducendo questi discorsi in mero “budget” necessario, Facebook e Google si acchiappano conseguentemente la fetta maggiore di spesa pubblicitaria, avvicinandosi al 70% per le aziende più grandi secondo SmartInsight e – questo lo aggiungo io – volando ben al di sopra del 70% per le imprese più piccole, che concentrano i propri sforzi solo su uno o due canali di comunicazione.
Come uscire da questo circolo vizioso di scarsa creatività e povertà comunicativa?
Contenuti: pochi ma buoni
Come raccontato nel nostro post precedente, pubblica solo quando hai qualche contenuto sensazionale o semplicemente diverso dal solito. Questo significa svincolarsi dai piani editoriali molto schematici e fitti di aggiornamenti, soprattutto su Facebook (su altri canali occorre fare dei distinguo).
Significa anche che – probabilmente – è meglio scrivere un contenuto per un blog ben congegnato e lungo (e magari scritto da una persona autorevole, ingaggiata per l’occasione), piuttosto che 3 articoli brevi che si limitano a scalfire un argomento, senza arte né parte…
Migliora contenuti e distribuzione
Step successivo: a parità di budget, una produzione di contenuti inferiore dovrebbe poterti garantire una creazione di contenuti con maggiore qualità e creatività. Questo significa, ad esempio, investire tempo e risorse per:
La guerra per accaparrarsi maggiori fette di traffico avviene ormai tra canale e canale; solo i canali comunicativi maggiormente in difficoltà si aprono all’esterno (Snapchat, sto parlando di te: wired.it/internet/social-network/2018/01/23/snapchat-storie-facebook-twitter)
In sintesi, a mio modo di vedere c’è un unico vero trend da seguire:
Come trovare idee per contenuti online che si posizionano su Google
Trucchi Facebook: alcune funzionalità nascoste, curiose e poco note
Come pubblicizzare un evento online locale: oltre 20 vie da considerare
Come funzionava Foursquare e come è stato sostituito – Strumenti di Local Marketing
Corsi di Laurea e Master in Social Media Marketing… si o no?
Content Design: perché può aiutare la tua azienda