Marketing Online significa, per chiunque, cercare di ottenere visibilità sul web verso un target specifico di utenza. I più attenti proveranno a raggiungere questo obiettivo con diverse modalità che compongono il Marketing Mix: tramite i Social Network, con la pubblicità online, tramite iniziative offline, con collaborazioni e tanta comunicazione per dare evidenza ai propri prodotti e servizi.
Una delle fonti di visite più ambite, da sempre, è data dal traffico naturale proveniente dai motori di ricerca, perché è un presupposto essenziale che può contribuire a ridurre gli investimenti pubblicitari (o almeno a dirottarli altrove o diversificarli meglio), offrendo molta notorietà: un pensiero implicito che si può innescare nella mente di molti utenti è “se è primo su Google, significa che vale ed è autorevole”.
È però “un lavoraccio”: Google cambia continuamente le carte in tavola e la concorrenza è affollata in qualunque settore di mercato, a maggior ragione su un referral di visite e vendite così determinante.
“Fare SEO” significa proprio impostare un lavoro di marketing online di medio e lungo termine, con il fine di “scalare” la vetta di Google su parole chiave centrali per il proprio business e ottenere, conseguentemente, sempre più visite, richieste di informazioni, vendite, download…
A monte di tutto questo “fare SEO”, c’è Google, con le sue regole non scritte, le sue buone pratiche, i suoi aggiornamenti. Google muta forma continuamente, a partire dalle sue pagine dei risultati disponibili per gli utenti. Se cambia Google, allora anche il lavoro della SEO dovrà necessariamente adeguarsi…
Come cambiano le pagine di Google, come cambia la SEO
Prendiamo ad esempio le SERP – Search Engine Results Pages. In questa immagine di Orbit Media rilanciata anche da Neil Patel, appare chiaro quale rivoluzione sia stata compiuta.
In sintesi:
- i risultati organici (naturali) su Google sono stati parecchio nascosti alla vista degli utenti. Ciò è ancor più evidente da mobile, dove la “caccia al tesoro” per trovare i risultati naturali può richiedere diversi scroll.
- Nonostante gli annunci sponsorizzati di Google Ads siano spariti dalla spalla destra della pagina, hanno comunque trovato maggiore visibilità nel tempo: i primi 3 link sponsorizzati in cima alla pagina ora sono quasi sempre 4, inoltre – aspetto importantissimo – sono stati notevolmente diluiti i marcatori grafici che evidenziavano le pubblicità. Lo sfondo giallo non c’è più: gli utenti meno smaliziati non si accorgeranno facilmente della differenza tra link naturali e link sponsorizzati.
- Appaiono ora numerosi rich snippet, che mostrano all’utente una risposta sintetica all’informazione digitata su Google. Altro elemento a sfavore dei risultati naturali…
- I classici 10 risultati della pagina di ricerca Google ora, in alcuni casi, non sono più 10! Ma anche 7, 8 o 9… Ads, mappe, immagini, rich snippet occupano spazio e sbattono fuori dalla prima pagina alcuni risultati naturali. Le SERP Google con meno di 10 risultati naturali sono passate dall’essere circa il 2% al… 18%! Un aumento brutale in pochi anni, evidenziato da Moz.
Questi cambiamenti devono indurre a due ragionamenti fondamentali del marketing manager:
- Bisogna sempre pensare in ottica di Marketing Mix: non esiste solo la SEO, ma bisogna diversificare le proprie attività, sia online che offline. Google un giorno si sveglia e per un qualsivoglia motivo ti toglie il 70% del traffico organico: che fai? Airbnb ha vinto la sua competizione con il meno noto VRBO: quest’ultimo, però, dominava la pagina dei risultati di ricerca, inoltre esisteva da oltre 10 anni rispetto ad Airbnb. Eppure Airbnb è riuscito a vincere la battaglia con il suo rivale grazie a un prodotto sostanzialmente migliore, una migliore User Experience e un approccio multi-canale martellante con pubblicità a bordo degli aerei, pay per click, Social Network. Leggi questo caso di studio qui: www.nachoanalytics.com/blog/airbnb-vs-vrbo
- Se la volontà è quella di ricevere molte visite, richieste e vendite da Google (in generale), allora la piattaforma Google Ads diventa quasi doverosa, per accaparrarsi quelle posizioni a pagamento, in alto sulle pagine dei risultati. Con le dovute attenzioni, però, dato che Google Ads sta cercando di “automatizzarsi il più possibile”, con l’obiettivo di “semplificarsi” agli occhi degli utenti, solitamente più a loro agio con Facebook Ads, rispetto all’omologo di Google. Ma questo significa anche lasciare briglia sciolta agli algoritmi di Google Ads che, spesso, ampliano target e strategie, con budget spesi in progressivo aumento. Più in generale: diventa sempre più difficile escludere il Pay Per Click da qualunque strategia di marketing.
Inoltre, se parliamo di azioni base da tenere a mente per abbracciare il cambiamento di Google, allora non si può fare a meno di elencare i seguenti punti.
Google, tra update e cambi di direzione: azioni semplici per la SEO del futuro
Quali aspetti ricordare quando si pensa alla SEO del futuro? O forse, dovrei dire “del presente”…
Rich Snippet
Considerare i Rich Snippet, avendo attenzione di specificare i microdati HTML5, utili per assegnare etichette ai contenuti: il fine è quello di dare una descrizione del tipo specifico di informazione (recensioni, orari, etc) presentata online. I microdati sono il linguaggio giusto per far capire il significato del testo ai crawler dei motori di ricerca e agli screen-reader. Approfondisci il tema qui: https://www.html.it/pag/19293/la-potenza-dei-microdati/
Ricerche vocali
Molte previsioni sono allarmiste per quanto concerne le ricerche vocali, progressivamente più frequenti grazie ai vari assistenti vocali sul mercato. ComScore ipotizza addirittura che entro il termine del 2020, il 50% delle ricerche sarà di natura vocale. Sembra una previsione un po’ sensazionalistica, che comunque non può esistere per la realtà italia: forse in USA si tratta di una modalità più diffusa. Vedremo cosa succederà nei prossimi 12 mesi, dato poi che gli USA sono sempre anticipatori di trend di digital marketing che poi – inevitabilmente – si diffondono anche in Europa.
La preferenza verso i risultati naturali
Già nel 2015, in un articolo su come guadagna il blogger del futuro, parlavamo di “banner blindness” (cecità da banner): gli utenti di internet sono sempre più abituati a schivare banner e pubblicità, grazie all’abitudine alla navigazione e al riconoscimento delle più svariate forme pubblicitarie. Nonostante i cambiamenti delle SERP e all’aumento delle ricerche vocali, questo aspetto darà sempre un vantaggio a chi riesce a posizionarsi sui motori di ricerca, a discapito dei link suggeriti da Google Ads, ad esempio. Gli utenti quindi tendono a cliccare sui link naturali.
In generale, è bene ricordare che internet è una scoperta piuttosto recente: molte persone attualmente non hanno un accesso ad internet, non solo per motivi economici / di inclusione, ma anche per distanza dalla tecnologia delle fasce di popolazione più anziane.
Sviluppo economico e “popolazione digitalmente nativa” faranno costantemente aumentare il numero di persone con accesso al web: essere presenti sui motori di ricerca con le proprie risposte ai quesiti più particolari, sarà sempre un vantaggio competitivo…
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Bell’articolo! Come dici anche tu Luca, la SEO dovrebbe essere un tassello della strategia di marketing, non l’unico. Escludere la PPC o escludere la SEO e fare solamente pay per click non è la scelta migliore, ma è necessario fare il marketing mix.
Trovo interessante il punto però dove dici che in tanti ormai scansano i primi risultati a pagamento focalizzandosi su i risultati organici… Ecco che con questo dato il posizionamento su Google ritorna in auge :)
Ciao Simone, grazie mille! Si, chi si fossilizza solo su una via, è destinato a perdere (o a spendere). Sullo scansare i primi risultati a pagamento: è un trend che si verifica negli utenti più smart, ma al tempo stesso c’è chi non ci fa caso o se ne frega; inoltre Google ogni tanto fa delle giravolte estetiche per renderli sempre diversi e – spesso – camuffati… :-D